Enrico Martino tra gli ospiti di SEGNI

Enrico Martino ospite a Segni Festival Fotografia Valle Camonica

Location: Casa Briscioli
Incontro con l’autore: giovedì 21 settembre, ore 20.30
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La terza edizione del Festival di Fotografia della Valle Camonica si avvicina ed è giunto il tempo di iniziare a sbottonarsi sul nuovo programma.

Il primo nome che vogliamo svelarvi è quello di Enrico Martino. Fotogiornalista torinese attivo sin dagli anni ’70 nei principali teatri di guerra del XX secolo, nel corso della sua carriera ha sviluppato una sensibilità particolare verso le tematiche sociali e culturali attraverso reportage geografici. La mostra che porterà a SEGNI si chiama Strade di carta – sulle orme degli scrittori latinoamericani ed è dedicata ai grandi narratori sudamericani e ai sogni utopici creati dalle loro penne.

Per ora l’unica altra indiscrezione che possiamo darvi è che la mostra di Enrico Martino sarà allestita nella splendida cornice di Casa Briscioli, nel cuore di Capo di Ponte. Tutte le altre informazioni saranno presenti a breve sul nostro sito.

Nel frattempo, ecco tutto quello che c’è da sapere su Enrico Martino e sulla mostra che presenterà alla terza edizione di SEGNI!

 

…sento salire dalla profondità di me stesso una confessione muta che mi riempie di gioia e che solo io so quanto spiega e dà senso a ogni ora della mia vita: «Sono di lì. Quando mi allontano da lì, inizio a morire».
Alvaro Mutis La neve dell’ammiraglio

L’AUTORE: Enrico Martino
Giornalista dal 1971, Enrico Martino ha seguito la Guerra del Kippur e la prima Guerra del Golfo, le elezioni americane nell’anno del Watergate, la carestia del Sahel nel 1984 come inviato di Epoca, il crollo del comunismo in Germania Est, Ungheria e Romania. È stato anche il primo fotogiornalista italiano a realizzare un reportage sui campi di addestramento dei marines USA.
A partire dal 1985 si è specializzato in reportage geografici, prestando particolare attenzione agli aspetti sociali e culturali. Il lavoro degli ultimi anni è caratterizzato da una speciale attenzione verso l’America Latina con una forte specializzazione sul Messico dove ha effettuato molti reportages. È membro della MWA, un’associazione di scrittori e fotogiornalisti statunitensi specializzati sul Messico. Nel 2001 ha collaborato con la Caritas di Città del Messico ad un progetto di comunicazione visiva sulle problematiche sociali della città.
Nel corso degli anni ha collaborato come fotogiornalista a numerose riviste italiane ed europee, pubblicando su Epoca, Espresso, Panorama, Meridiani, L’Europeo, Sette, Airone, “D” di Repubblica, Elle, Marie Claire, Merian, Der Spiegel, Die Zeit, Geo, Jeune Afrique, Rutas del Mundo.
Ha pubblicato libri in Italia e in Francia e tenuto mostre personali a Torino, Milano, Roma, Palermo, Padova, Città del Messico, Acapulco, Buenos Aires, Berlino e Chicago. Le sue fotografie sono conservate presso il British Museum di Londra e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) di Ginevra. (Fonte: Wikipedia)

LA MOSTRA: Strade di carta – sulle orme degli scrittori latinoamericani
I grandi narratori dell’America Latina, Terra Utopica di sogni che rinascono a ogni generazione.
Un concentrato di colori, immagini e sensazioni che vanno dai paesaggi sconfinati del Mundo a la Fin del Mundo, alle contraddizioni di Città del Messico, dalla sottile trama di riti sincretici dei popoli indigeni messicani dove la parola scritta è sostituita da una rete infinita di racconti e di sogni alla notte del Dia de los Muertos, quando i morti parlano con i vivi, dalle iguane che stanno sulla testa dei cristiani alle legioni di personaggi surreali che convivono per giorni sui battelli che percorrono il Rio delle Amazzoni.
Fotografie in bianco e nero e a colori si articolano in varie sezioni: “Actos de fe”, una sacralità religiosa al confine tra fede e magia, è accompagnata dalle parole di Juan Rulfo e di Miguel Angel Asturias, mentre “El Dia de los Muertos” racconta il surreale rapporto tra i messicani e la morte in comunità indigene lontane dagli itinerari turistici. Gli aspetti più contraddittori di Città del Messico, “El Monstruo”, sono colti da Paco Ignacio Taibo II e Roberto Bolaño. In “Pantaleon y las visitadoras”, dalle suggestioni di Vargas Llosa, c’è la vita sui battelli che scivolano nel paesaggio senza orizzonti del Rio delle Amazzoni, “Caminando” ci porta a percorrere come un flaneur di oggi le diverse anime del continente, mentre nel “Mundo a la Fin del Mundo” Cile e Argentina sono colti nelle loro emozioni più profonde.

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